Chiedilo alle fate

Le fate trasparenti ridono dei desideri degli uomini. Svolazzano allegre e osservano, balzano a turno in una sorta di balletto magico, girano, fanno ruote nell’aria, plie, emettono gridolini di cristallo. Sono la tifoseria indiscreta, il polo rovescio del mondo, la variante incalcolabile, la parte di amore che scorre libero nell’aria di una stanza; le puoi incontrare riunite sullo stipite di una porta, alla soglia varcata nello stesso momento da chi se ne viene e da chi se ne va: lì si divertono a fare il solletico le fate per rendere un istante un’eternità, e che scherzi fanno alla memoria! che io non ricordo più se mi trovavo in una periferia sciatta o tra i gelsi di una riva azzurra e se ero con te o con qualcun altro, se quel giorno ho sorriso per caso o perché una fata trasparente mi aveva premuto il naso per scherzare, e non ricordo, giuro non ricordo, se la porta fosse stretta per due alla festa o se questa divenisse d’improvviso una galleria di rose senza fine e noi dentro ci vedessimo come moltiplicare in tanti tanti altri noi impacciati come primi boccioli!

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